Ronja di Astrid Lindgren: un’eroina di oggi

Un altro romanzo (o dovremmo parlare di fiaba moderna?) che ho amato tantissimo da bambina e che ho riletto oggi con rinnovato stupore per le innumerevoli sollecitazioni educative in esso contenute. Sto parlando di Ronja la figlia del brigante, scritto nel 1981 da quel genio narrativo di Astrid Lindgren (ai più nota per il personaggio di Pippi Calzelunghe, ma autrice di altre meravigliose storie). Quali temi affronta? Solo per citarne alcuni:

  • Il rapporto d’amore con la natura (tema quanto mai attuale oggi, in dibattiti sempre più accesi sull’ecosostenibilità). Come dimenticare il grido euforico di primavera di Ronja? “Ed era arrivata. E si sentiva immersa nella primavera. Tutto era meraviglioso ovunque, intorno a lei e dentro di lei. Ronja si mise a gridare sempre più forte, e poi dovette spiegarlo a Birk. – Se non grido il mio grido di primavera, scoppio. Ascolta, ascolta bene la primavera!”. È una natura amata e rispettata in tutte le sue manifestazioni stagionali, bella d’estate come d’inverno, popolata anche da creature misteriose e temibili (griginani, culotti, ombrignomi e strigi)
  • Lo scatto evolutivo della pre-adolescenza (gli 11 anni di Ronja sono particolarmente attuali): la sua necessità di staccarsi da un padre divorato da un amore iperprotettivo e soffocante, orgogliosissimo di una figlia femmina come successore; il suo bisogno di sperimentarsi in autonomia, con un’esperienza di vita selvaggia nel bosco, intrinsecamente capace di sviluppare potenzialità e rivelare limiti (che ci ricorda tanto le prove di sopravvivenza degli eroi fiabeschi)
  • La competenza emotiva: in un solo capitolo (il 12), i protagonisti riescono a fluttuare repentinamente in tutta la gamma delle emozioni primarie. Sono, nell’arco di poche ore: pallidi dalla collera, spossati dalla sparizione della collera, abbattuti dalla tristezza e dal pentimento, impauriti e angosciati, morsi dalla vergogna e finalmente felici, anzi, entusiasti…
  • L’incontro con un partner affettivo maturo (naturale conseguenza del superamento dell’oggetto d’amore primario paterno), che è un po’ fratello, un po’ migliore amico, un po’ certamente qualche altra cosa che sta nascendo, ma a cui non si sa dare ancora un nome, come legittimamente succede in preadolescenza
  • Un’interessante, attuale e inusuale riflessione sui ruoli di genere e sociali: innanzitutto Ronja è un’eroina femminile dalla natura coraggiosa e selvaggia (chi ha detto che le fiabe sono popolate solo da principesse che aspettano principi azzurri?), la quale, per imparare a non avere paura, si mette intenzionalmente di fronte alla situazione di pericolo! “Ronja non fece altro che stare attenta a tutto quello che era pericoloso e si esercitò a non avere paura”. Ma Ronja è anche una figlia di brigante, destinata ad essere brigante, anzi, capo-banda, che sin da bambina si opporrà a questa aspettativa genitoriale: insomma, una bambina selvaggia, coraggiosa, ma compassionevole, che non può tollerare di guadagnarsi da vivere dai soprusi e dalle sofferenze altrui, capace di ribellarsi ad un modello adulto autorevole di devianza sociale.

C’è altro da dire sull’attualità di questa storia? Come sovente, mi trovo a ripetermi che ci sono storie con una potenzialità formativa intrinseca, capaci di trasmettere messaggi di un’attualità indeterminata perché parlano dell’essere umano in sé, nella sua autenticità evolutiva, pur nel dinamismo dei cambiamenti socioculturali.

*Per ogni approfondimento: Antonella Bastone (2021), Le fiabe raccontate agli adulti. Storie di ieri e di oggi per la formazione, CELID Edizioni

La sfida della formazione oggi: liberare potenziale, sviluppare autoconsapevolezza e pensiero critico

In una società fluida e complessa, dai confini poco prevedibili a lungo termine, la sfida della formazione attuale è quella non tanto di trasmettere contenuti, ma di attrezzare l’essere umano di strumenti di adattamento adeguati al contesto. Già Edgar Morin asseriva che “è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. E oggi questa affermazione è ancora più valida.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità si è raccomandata da tempo di sostenere, fin dalla prima infanzia, una serie di competenze (definite life skills) che rimandano ad abilità trasversali dell’essere umano per affrontare l’ambiente dal punto di vista pragmatico e sociale. Pertanto, non competenze tecniche specifiche, contenuti disciplinari raffinati, ma abilità di vita capaci di sostenere l’uomo nel gestire problemi e situazioni comunemente incontrate nella vita quotidiana. Molte ricerche ci dicono oramai che in futuro sempre più prossimo, le life skills saranno ancora più importanti delle competenze tecniche. Stiamo parlando di abilità come: Consapevolezza di sé, Gestione delle emozioni, Gestione dello stress, Comunicazione efficace, Relazioni efficaci, Empatia, Pensiero Creativo, Pensiero critico, Prendere decisioni, Risolvere problemi. Continua a leggere La sfida della formazione oggi: liberare potenziale, sviluppare autoconsapevolezza e pensiero critico

La canzone del mare: cosa può ancora insegnarci l’immaginario fantastico irlandese?

Il film La canzone del mare (2014) è un’incantevole fiaba che recupera l’immaginario fantastico irlandese e lo sviluppa al punto da affrontare questioni evolutive particolarmente attuali, come la rivalità fraterna e la gestione delle emozioni.

Dell’antico immaginario del Nord, ritroviamo innanzitutto le protagoniste femminili: le Selkie, creature mitologiche irlandesi, caratterizzate da una natura duplice. Esse vivono nel mare con aspetto di foche, ma possono rimuovere il manto e assumere aspetto umano sulla terra. La Selkie rappresenta la complessità della natura femminile – metà umana metà creatura magica – ed è il collegamento necessario fra mondo reale e il cosiddetto “altro mondo”. Continua a leggere La canzone del mare: cosa può ancora insegnarci l’immaginario fantastico irlandese?

Mi leggi una storia?

La sensibilizzazione precoce alla lettura è un tema di grande attualità, i cui vantaggi a livello psicologico, educativo, cognitivo e sociale sono stati evidenziati da numerose ricerche. Spesso, nelle mie attività di consulenza e formazione, mi viene domandato come stimolare l’interesse precoce per la lettura, soprattutto in tempi come quelli attuali, dominati dal trionfo delle nuove tecnologie. Proverò a riassumere in pochi punti gli elementi a mio avviso fondamentali per rispondere a queste due domande: perché e come la lettura precoce? Continua a leggere Mi leggi una storia?

Il GGG di Roald Dahl: la paura può essere anche un gigante buono

Per me il nome di Roald Dahl si associa ad una precisa immagine: lo scaffale della biblioteca di paese della mia infanzia, dove stavano riposti i libri dell’autore che prendevo ripetutamente in prestito e di cui ricordo soprattutto le pagine consumate dalle mani di tanti bambini. 

Del GGG ho visto il film recentemente e mi vengono in mente alcune osservazioni che credo valga la pena di condividere, soprattutto quando la cosiddetta letteratura per l’infanzia (spesso svalutata o faticosamente accreditata al livello di “letteratura seria”) è in grado di darci dei suggerimenti così chiari che difficilmente potremmo spiegare in maniera più diretta. Continua a leggere Il GGG di Roald Dahl: la paura può essere anche un gigante buono

Frozen: da figlia diversa a donna moderna

Aldilà dell’incredibile fenomeno commerciale, la storia di “Frozen: il regno di ghiaccio” merita alcune riflessioni educative, anche in virtù di alcuni elementi di novità che emergono e che si allontanano dai topos delle fiabe tradizionali. Elsa frozen

Elsa, la protagonista della storia, è innanzitutto una bambina diversa, una figlia diversa. La incontriamo all’inizio del film dotata di un curioso potere, solo apparentemente affascinante, ma che si rivelerà profondamente invalidante. L’origine della sua diversità sta nella difficoltà a gestire le emozioni (per intenderci, competenza emotiva): le folate di ghiaccio e neve che produce sono infatti conseguenza di emozioni forti che non riesce a controllare e che, oltre ad evidenti potenzialità ludiche, sono responsabili anche di pericolosi effetti distruttivi.  Continua a leggere Frozen: da figlia diversa a donna moderna

Comunicazione e oralità di ritorno: bambini e adulti di fronte ai cambiamenti del linguaggio

downloadLa fase che stiamo vivendo è stata definita da molti “oralità di ritorno”: il libro, o meglio, il testo scritto non è più lo strumento principale per la diffusione e la condivisione del sapere e delle informazioni. I nuovi media, caratterizzati da una riaffermazione della parola parlata, non solo stanno gradualmente sostituendo la parola scritta e stampata, ma stanno modificando strutture profonde della nostra mente. Continua a leggere Comunicazione e oralità di ritorno: bambini e adulti di fronte ai cambiamenti del linguaggio

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