MANGIARE COME… AMARE, COMUNICARE, STARE INSIEME

Quando si parla di cibo non si può dimenticare la natura profondamente relazionale dell’alimentazione. Fin dall’antichità e in tutte le culture del mondo il cibo non è mai stato considerato esclusivamente in una prospettiva nutrizionale, cioè come semplice strumento di sopravvivenza.

Al contrario, al cibo si ricollegano complessi significati simbolici, valori ed ideologie elaborate. Basti pensare a come il cibo si presenti nelle diverse religioni, sotto forma di simbolo ritualizzato nelle cerimonie, o nelle fiabe e nelle festività.

Nelle fiabe, ed in particolare in quelle più note, si possono ritrovare molteplici riferimenti al cibo, a cui si associano precisi significati simbolici.  A partire dalla casetta di marzapane di Hansel e Gretel che attrae i bambini, ma nasconde anche una terribile trappola; o la mela di Biancaneve, gustosa e seducente, ma custode di un terribile veleno. E ancora in Alice nel paese della meraviglie, che può modificare le proprie dimensioni corporee a seconda che beva un certo liquido o consumi un determinato alimento (Bastone, 2014)*.

D’altra parte, la psicologia ci ricorda come le prime relazioni che il neonato instaura con la realtà esterna e, in particolare con la madre, sono per lo più di natura alimentare. Il cibo è un strumento insostituibile nel legame di attaccamento.

E crescendo, ad ogni età, amiamo festeggiare situazioni importanti attraverso il consumo di cibo. Dal Natale al Capodanno, dai compleanni ai riti di passaggio più importanti della vita di un uomo, il consumo collettivo di cibo è un momento che simbolizza la comunicazione reciproca dell’affetto e dei sentimenti. I messaggi comunicati attraverso il cibo possono essere di natura diversa, ma in ogni caso trasmettono valori di identità e di appartenenza.

Che cosa è cambiato oggi nelle nostre abitudini alimentari? Che cosa permane di questi antichi rituali sociali? (Bastone, 2009)**. Illustrazione di Erika Cunja

L’epoca attuale è segnata da una perdita di innocenza nel rapporto con il cibo: lo sviluppo scientifico e tecnologico ha trasformato il cibo da sostanza misteriosa concessa dalla divinità a materia commestibile di cui conosciamo esattamente il valore nutritivo in termini di calorie, vitamine, proteine, grassi e ogni altra proprietà.

Tuttavia, le abitudini di consumo hanno assunto forme caratteristiche e contraddittorie. Oggi, praticamente tutte le situazioni della vita quotidiana sono occasioni per mangiare: lavorare, spostarsi, andare in automobile, guardare la televisione.

Parallelamente sembrerebbe che siano venute meno le modalità sociali dell’alimentazione: i riti collettivi sono in netto declino, a vantaggio di un consumo individuale, veloce e destrutturato del pasto, da ritagliare negli spazi variabili di tempo libero all’interno di giornate spesso irregolari e frenetiche.

Primo tra tutti, la condivisione del pasto in famiglia sembra essere una delle abitudini sociali maggiormente in crisi: non è raro che i componenti di una famiglia, anche se sotto lo stesso tetto, mangino in momenti e luoghi diversi, mentre compiono altre azioni o distratti da altre occupazioni.

Peccato! Rari sono i momenti in famiglia con una densità relazionale e comunicativa elevata come i momenti dei pasti…

Pertanto, compatibilmente agli impegni di ognuno, curiamo i nostri rituali sociali alimentari, come appuntamenti insostituibili di condivisione, scambio e comunicazione. E se talvolta non avessimo nulla da dirci, non importa. È sufficiente esserci.

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* Antonella Bastone (2014), Le fiabe raccontate agli adulti. Storie di ieri e di oggi per la formazione,Edizioni ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale l’Espresso), http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1045865

**Antonella Bastone (2009), La relazione educativa nella cura dei disturbi alimentari. Il ruolo di genitori, insegnanti,educatori e massmedia, Edizioni La Rondine

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antonellabastone

Pedagogista, laureata in Scienze dell'Educazione e in Formazione dei Formatori, specializzata in Neuropedagogia, svolgo attività di formazione, consulenza, orientamento e ricerca in campo psicologico, educativo e sociale, presso enti pubblici e privati. Sono docente a contratto di discipline pedagogiche presso l'Università di Torino, del Piemonte Orientale e di Genova .

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