L’immaginario di Chagall, tra fiaba e arte

Addentrarsi alla scoperta delle opere di Chagall è un’esperienza fiabesca. Non solo per l’impegno diretto dell’artista in questo settore (nel 1927 fu incaricato di illustrare le Favole di La Fontaine), ma per l’immaginario che scaturisce da tutta la sua produzione artistica, in cui si ritrova una compenetrazione di simboli, immagini e icone caratteristici anche del linguaggio fiabesco.

Le tele si popolano di piccoli personaggi (artisti, violinisti, amanti e animali) che si librano su sfondi morbidi e colori palpabili, sospesi in una dimensione onirica, priva di precisi confini temporali. Come nel sogno, nel ricordo e nelle fiabe, non c’è una regola precisa con cui le immagini si presentano: esse sbocciano naturalmente dall’immaginario dell’artista, con la forza evocativa dal linguaggio inconscio e simbolico.

Compaiono vari temi della sua esistenza, protagonisti costanti delle sue opere: gli animali antropomorfizzati, con grandi e dolci occhi, spesso alter-ego dello stesso artista, denunciano il desiderio di ripristinare il contatto originario con la natura, di recuperare le radici con la terra-madre amata, simbolo di purezza originaria, locus amoenus incontaminato dalla brutalità umana.

Ma il verde lussureggiante della natura, le morbide forme dei cavalli, galli e capre è spesso contaminato dai colori lugubri della tragedia umana: le opere si incendiano di rossi vivi, bianchi glaciali e grigi funerei che ci ricordano le atrocità e le irrazionalità delle guerre umane.

E ancora l’ebreo errante, metafora del dolore derivante dal senso di sradicamento, della nostalgia per il proprio paese, custode di passato, storia e tradizioni, ma proprio per questo, custode della vita.

L’orologio, ora trionfante, ora abbattuto che segna l’inesorabile scorrere del tempo, ma forse rappresenta anche il disorientamento dell’uomo moderno, derubato delle certezze della scienza positivista e disarmato dalla relatività dell’esistenzialismo.

Infine, ovunque, irradia la luce appagante e benefica della donna amata, musa ispiratrice, amore puro che risana le ferite dell’animo e dà senso alla vita. Per dirla con le parole dell’artista: “Nella vita proprio come nella tavolozza dell’artista, c’è un solo colore che dà senso alla vita e all’arte; è il colore dell’amore”.

Per ogni approfondimento: Antonella Bastone (2021), Le fiabe raccontate agli adulti. Storie di ieri e di oggi per la formazioneCELID Edizioni

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antonellabastone

Pedagogista, laureata in Scienze dell'Educazione e in Formazione dei Formatori, specializzata in Neuropedagogia, svolgo attività di formazione, consulenza, orientamento e ricerca in campo psicologico, educativo e sociale, presso enti pubblici e privati. Sono docente a contratto di discipline pedagogiche presso l'Università di Torino, del Piemonte Orientale e di Genova .

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