I bambini sono piccoli filosofi, perché hanno la capacità di meravigliarsi e mantenere costantemente attiva la curiosità verso il mondo.
Questo innato desiderio di conoscenza (ricordate? Filosofia significa letteralmente “amore per il sapere’) si manifesta prestissimo nello sviluppo. A partire dai primi mesi, quando il bambino divora il mondo con lo sguardo, o quando intorno ai 10 mesi inizia a puntare il ditino attirando l’attenzione dell’adulto su ciò gli interessa e intende decifrare. Questo semplice gesto (in termini tecnici pointing) consente di condividere l’attenzione dell’adulto e avere un sostegno nel decifrare la misteriosa mappa del mondo.
Per non parlare poi di cosa succede con lo sviluppo del linguaggio… La curiosità del bambino ben si manifesta attraverso la domanda continuamente posta alla realtà: “perché“?
Il filosofo ha proprio questa attitudine in comune con i bambini: la curiosità verso il mondo, il desiderio di capire quali meccanismi e fenomeni sottostanno alla natura. In genere, all’adulto, ahimè, resta il disincanto…per questo a volte è disturbato dalla catena infinita di “perché” del bambino: è costretto a fermarsi, interrogarsi, scomporre i propri equilibri consolidati. L’adulto dà il mondo per scontato e l’abituazione purtroppo fa perdere il senso della meraviglia.
Per dirla con Jostein Gaarder. “L’unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare buoni filosofi è la capacità di stupirci (…). Nel nostro animo noi intuiamo che la vita è un mistero. E questa è una sensazione che abbiamo provato una volta, molto tempo prima che imparassimo a pensarci” (da “Il mondo di Sofia”).
Perché,perché,perché……ma secondo te tra il gorilla e il leone chi vince?
Erano le domande più frequenti di mio
Era un periodo fantastico..ti faceva osservare il mondo con calma e con altri occhi