Un film sull’adolescenza e sulla tormentata ricerca dell’identità di una giovane maori, attratta dall’oceano, chiara metafora del percorso da esplorare per cercare se stessi. Il conflitto padre – figlia, probabilmente un tratto culturalmente universale nei percorsi di crescita adolescenziali, apre gli interrogativi sulla propria identità: da un lato un padre, forte e premuroso, che però costringe la figlia nei rassicuranti confini della propria isola, dove l’oceano appare solo come la linea invalicabile delle cose proibite. Dall’altro Vaiana, la protagonista, irresistibilmente attratta dall’orizzonte, che intuisce fin da bambina la possibilità di trovare delle risposte solo valicando il pericoloso confine.
Interessante anche la figura della nonna paterna, componente della famiglia estesa spesso trascurata nei film d’animazione che, al contrario del padre, sostiene da sempre il desiderio della nipote di trascendere i limiti. È in questo triangolo fatto da Vaiana – padre – nonna che si sviluppa la delicata negoziazione fra il diritto alla libertà e il bisogno di appartenenza. Eppure, non c’è ricerca d’identità che non richieda di slegare i rassicuranti ormeggi familiari ed esplorare il nuovo, l’inatteso, l’ignoto.
L’isola nativa è il punto di partenza, ma anche il punto d’arrivo del film perché è lì che Vaiana infine ritorna, come per dirci che è necessario separarsi per ritornare, che è necessario lasciar andare per ritrovarsi. Ed è necessario stare nel conflitto (non ignoralo, né evitarlo) per poterlo gestire come occasione di apprendimento.
Per ogni approfondimento sul tema:
Antonella Bastone (2019), A lezione con i film d’animazione. Quando il cartone animato incontra la pedagogia, Gruppo Editoriale L’Espresso