Miyazaki e le contaminazioni con la fiaba tradizionale

Miyazaki, indiscusso genio creativo del cinema d’animazione, dimostra regolarmente di attingere da un patrimonio narrativo transculturale, da cui affiorano anche immagini e metafore della fiaba tradizionale europea e della cosiddetta letteratura per l’infanzia d’autore. Il risultato è una contaminazione sorprendente di contenuti, immagini, evocazioni capaci di intrecciarsi in trame che arrivano in profondità ad un pubblico intergenerazionale che da anni ha consacrato al successo la sua arte narrativa. Già in uno dei suoi primi film, Laputa, incontriamo l’isola volante descritta da Swift nel terzo viaggio di Gulliver che, dopo lillipuziani e giganti, si imbatte in un popolo di bizzarri scienziati estremamente dotti e tecnologicamente avanzati, ma del tutto incapaci di svolgere attività pratiche: uno sferzante attacco satirico di Swift  alla società del suo tempo e alla degenerazione del progresso. Laputa è un luogo immaginario in cui Miyazaki ambienta una trama di significati nuovi, condotta dagli immancabili giovani protagonisti.

E poi, come non rintracciare la Baba Jaga nel pluripremiato La Città Incantata? La Baba Jaga è un personaggio tipico delle fiabe russe (e non solo), nota soprattutto per la fiaba di Vassilissa, che incarna la duplicità del femminino materno: da un lato strega incantatrice, dall’aspetto repellente e orrorifico, con un lungo mento ricurvo congiunto al naso adunco, abitante di una capanna costruita da ossa umane; dall’altro madre dura e severa, fautrice di una sorta di addestramento sacrificale, che offre cura, consiglio, protezione e che, attraverso la ferrea disciplina, conduce la protagonista all’evoluzione di sè. Miyazaki interpreta la duplicità della natura della Baba Jaga sdoppiandola nella gemellarità della strega Yubaba.

Infine, Ponyo è certamente una rielaborazione dell’immaginario della Sirenetta di Andersen che racconta di un amore puro e autentico tra due bambini (anche un amore in questa giovane fascia di età è degno di essere narrato). Ponyo, come la protagonista di Andersen, rappresenta una femminilità duplice, a cavallo tra natura umana e natura animale: è una bambina pesce che rinuncia alla sua natura magica per realizzare il sentimento con l’umano amato. Sosuke però, per dimostrare l’autenticità del suo amore dovrà essere capace di accettarla per quello che è, ossia “amare anche Ponyo pesce”. Miyazaki ricalca un topos molto frequente nelle fiabe tradizionali: il vero amore va spesso incontro a una metamorfosi, ambivalente e a volte inquietante, che richiede di riconoscere e accettare l’amato anche sotto queste spoglie*. 

Riflessioni certamente non esaustive, ma volte a riflettere sulla capacità della trama fiabesca di trasformarsi e adattarsi a culture e tempi diversi. 

*Antonella Bastone (2021), Le fiabe raccontate agli adulti. Storie di ieri e di oggi per la formazione, Celid Edizioni

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antonellabastone

Pedagogista, laureata in Scienze dell'Educazione e in Formazione dei Formatori, specializzata in Neuropedagogia, svolgo attività di formazione, consulenza, orientamento e ricerca in campo psicologico, educativo e sociale, presso enti pubblici e privati. Sono docente a contratto di discipline pedagogiche presso l'Università di Torino, del Piemonte Orientale e di Genova .

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