Ho appena visto il film Trolls e, aldilà delle perplessità innescate da una visione tutta improntata all’eccesso (un tripudio di colori fluorescenti, forme spumeggianti, balli e musiche altosonanti…), qualche riflessione me la porto a casa.
Innanzitutto abbiamo di nuovo una protagonista femminile, ma di questo avevo già parlato a proposito di Frozen, i tempi cinematografici e della narrazione infantile sono sufficientemente maturi per proporre protagoniste che si battono eroicamente per grandi valori. Bene, cosa ci comunicano questi piccoli Trolls? Li incontriamo inizialmente come effervescente comunità improntata ad una vita puramente edonistica, ma evidentemente una soluzione esclusiva di questo tipo non è destinata a durare per sempre. Le peripezie che incontrano sottendono una ricerca più profonda, addirittura sul senso della felicità! Ecco a mio avviso i principali apprendimenti:
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- La felicità può far paura, come dimostrato da Branch, uno dei protagonisti, traumatizzato da un’esperienza infelice del passato, preferisce rinchiudersi in un isolamento fobico
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- La felicità non si può ottenere semplicemente “ingurgitando” quella altrui, come pretendono i Bergen, popolo nemico di giganti
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- La felicità non si può richiedere né imporre a comando, come prestabilito dai Trolls attraverso il momento obbligatorio dell’abbraccio
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- Pertanto, la felicità, è una ricerca personale, che può richiedere anche di attraversare disavventure, pericoli e momenti di sfiducia, di stemperare gli eccessi e soprattutto si realizza come equilibrio (nel cartone rappresentato come equilibrio cromatico dei protagonisti)
- Infine, la felicità quando è conquistata, diventa un’enorme forza propulsiva all’azione e al riscatto
Per ogni approfondimento sul tema:
Antonella Bastone (2019), A lezione con i film d’animazione. Quando il cartone animato incontra la pedagogia, Gruppo Editoriale L’Espresso